La necessità che la società civile si mobiliti e si organizzi per condizionare la politica a rimuovere l’immobilismo e il crescente degrado ambientale e sociale è evidenziata e suggerita da voci sempre più ricorrenti e autorevoli.
L’articolo “Scandalosa ingiustizia” (quotidiano “Il Sole 24 ore” del 5 settembre scorso) riferisce il contenuto essenziale di un recente libro del prof. Thomas Pogge, filosofo politico che tratta ai massimi livelli mondiali il tema della “global justice”. L’articolo evidenzia come, secondo l’autore del libro, l’ingiustizia sociale raggiunga una gravità eticamente scandalosa nei rapporti tra paesi ricchi e paesi poveri del pianeta e come la causa e la persistenza di tale situazione siano attribuibili alla volontà politica dei paesi ricchi. Infatti, afferma il filosofo, sono questi i controllori delle potenti istituzioni internazionali quali il Wto, il Fmi e la Banca Mondiale e, tra l’altro, oggi esisterebbero le risorse per intervenire e rimuovere la povertà più grave.
In “la Repubblica” del 6 settembre scorso viene illustrato il pensiero espresso da Ulrich Beck, sociologo di riconosciuto valore internazionale, in un recente libro sul potere nell’età globale. La globalizzazione intervenuta ha, secondo il sociologo, tolto significato e rilevanza sostanziale alla distinzione tra nazionale e internazionale e il mondo della politica, rimasto organizzato essenzialmente per Stati, non è in grado di dare risposte e indirizzi politici all’economia che con la globalizzazione ha assunto rilevanza mondiale. Ne consegue che la politica potrà indurre il capitale ad un regime che includa libertà, giustizia globale, sicurezza e conservazione dell’ambiente, solo quando si sarà maturata, in ognuno e nel contesto mondiale, una apertura intellettuale e politica che consenta di prendere coscienza della modernità in atto e dell’esigenza conseguente di tenere conto del punto di vista dell’altro, dell’alterità.
Lo stesso quotidiano “la Repubblica”, in un articolo del 13 settembre scorso, pubblica stralci della “Lezione sulla democrazia” tenuta da Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale, giurista, presidente onorario dell’associazione “Libertà e Giustizia”. Tra l’altro, viene evidenziato come non sia sufficiente l’adozione puramente formale di strutture democratiche se nella sostanza la forza dei numeri viene utilizzata per creare una società sostanzialmente non democratica. E certamente non è democratica quella società nella quale, nonostante l’esistenza di strutture democratiche, discriminazioni e disuguaglianze favoriscono i cittadini “che possono”, a danno di quelli meno abbienti, nei settori che qualificano la condizione sociale quali la distribuzione della ricchezza, il lavoro, l’istruzione, l’assistenza alla salute. Queste realtà, si rileva, generano naturalmente la disaffezione della gente alla partecipazione, l’antipolitica, addirittura il risentimento contro la democrazia e la pericolosa disponibilità verso il populismo. E’ così che l’enorme potenziale che è nella società civile, di disponibilità alla partecipazione politica e alla offerta gratuita e spontanea di competenze e risorse, viene disatteso e impoverito dal potere costituito per difesa delle posizioni acquisite e timore che l’apertura alla società civile possa insidiarle. Mentre, conclude l’autore, occorre che proprio la società civile diventi “qualcosa” nell’ordine politico.
Nel giornale “il Fatto Quotidiano” del 4 novembre scorso Paolo Flores d’Arcais, filosofo, pubblicista, direttore della rivista “MicroMega”, nell’articolo intitolato “Piazza Grande” rileva come il sostanziale immobilismo della politica e l’imperante partitocrazia creino distacco dei cittadini e antipolitica. E anch’egli, quanto alla soluzione, evidenzia come la società civile sia piena – particolarmente in Italia – di esperienze di base di democrazia, con i suoi “movimenti su obiettivi, club di ogni genere, volontariato, liste locali” e iniziative politiche varie, e quindi sia in grado di reagire agli egoismi conservativi del potere costituito; ma rileva come sia necessario, perché tale potenzialità diventi operativa, che tutte quelle esperienze in atto si colleghino “in un Forum permanente”, realizzino un patrimonio comune delle loro esperienze e individuino così le misure programmatiche prioritarie da sostenere con una possibile “candidatura comune della società civile per le primarie di coalizione”.
Dunque, da queste autorevoli riflessioni risulta, in sintesi, che il potere politico costituito non sta rispondendo alle sfide poste dalla modernità. Risulta che ciò è dovuto, nell’ambito degli Stati, alla limitazione territoriale dei poteri della politica, rispetto alla condizione di mobilità globale assunta dal mercato e dal potere economico. Che nell’ambito delle istituzioni create con poteri internazionali sussistono le possibilità, quantomeno sul piano delle risorse, per operare con criteri innovativi che risolvano almeno gli aspetti più gravi della ingiustizia sociale, ma ciò non viene attuato per mancanza di volontà politica e per interesse egoistico al mantenimento dei privilegi e dei poteri esistenti, non solo economici. Risulta, ancora, che incapacità e immobilismo della politica creano disuguaglianze crescenti, ingiustizia sociale ad ogni livello di rapporti, disaffezione dei cittadini alla partecipazione, antipolitica, spazio al populismo, impoverimento dell’enorme potenziale di partecipazione democratica, di volontariato e di apporto produttivo della società civile. E si conclude affermando che la via della salvezza sta proprio nel ridare fiducia e funzione attiva a questo potenziale. Ma si evidenzia anche che la società civile per superare le resistenze ed assumere questo rilievo dovrà coordinare tutte le sue diversificate manifestazioni in atto e potenzialità in modo da costituire un laboratorio permanente, complesso al suo interno ma unificato nelle sue espressioni esterne, capace di individuare misure programmatiche prioritarie, da sostenere anche con candidature comuni in sede di coalizioni ed elezioni politiche.
Questi rilievi e queste riflessioni, indicati dai suddetti e da tanti altri autorevoli personaggi, sono le stesse motivazioni che hanno indotto me a scrivere il libro “Dalle crisi ad un mondo migliore: con la società civile”. In esso, delineato il mondo migliore (pagg. 30/54), quale suggerito dalle riflessioni sulle esigenze e sulle possibilità che oggi si pongono per salvare l’ambiente e ridare dignità alla vita sociale (pagg.19/26), viene indicato come esigenza ineludibile l’intervento innovatore della società civile. Ma l’estensione di tale intervento non viene limitata all’ambito dello Stato, poichè l’interdipendenza, la globalizzazione in atto, e la conseguente rilevanza globale di molti dei problemi da risolvere richiedono che anche l’intervento innovatore sia attuato contestualmente in ambito globale. Si indica inoltre l’esigenza che il collegamento operativo di tutte le potenziali forze della società civile si consolidi in struttura organizzata, che ottenga anche di essere riconosciuta e istituzionalizzata per le sue funzioni (la “Authority Civile”: pagg 94/115); ma si avverte l’opportunità che essa si mantenga distinta e autonoma rispetto al potere politico, per non confondersi con le istituzioni verso le quali deve svolgere opera di suggerimento, condizionamento e anche di controllo, per evitare che possa essere efficace la naturale opera di resistenza alle ingerenze della società civile, svolta dal potere politico accogliendone e metabolizzandone i soggetti più attivi, nonchè per mantenere integro il sistema democratico, nel quale l’autorità civile possa apportare un efficace dialettico contributo senza pretendere di sostituirsi ai partiti o di imporre le proprie scelte e priorità all’intera collettività sociale al di fuori dei meccanismi democratici.
Il libro, che può essere scaricato da questo sito, suggerisce all’intervento della società civile un percorso delineato secondo esigenze conseguenti ai valori posti e alle mete prospettate; questo sito si offre come strumento per favorire l’opera di collegamento, di identificazione, di elaborazione e di attuazione di programmi concreti.
Non ho ancora finito di leggere il libro – sono a metà strada – per cui non so se questo mio parere possa considerarsi “definitivo”: sono pronta a virare se la seconda parte mi convincerà (come spero, dato che in fondo sono un’ottimista) che la società che oggi stiamo vivendo (non molto cambiata, comunque, da tremila anni a questa parte) possa davvero “prendere coscienza della modernità in atto (globalizzazione) e dell’esigenza conseguente di tenere conto del punto di vista dell’altro, dell’alterità ” .
Le voraci mascelle dei poteri forti difficilmente molleranno la preda. Gli Stati Padroni per interesse economico (ma ancor più forse per il “fascino del potere”) ripeto difficilmente rinunceranno a depredare l’innocente (o l’affamato, o il gonzo) di turno che accetterà la collanina sbrilluccicante in cambio di piccole pietruzze dorate. Ma è pur vero che non si debba rinunciare a priori a lottare.
Grazie.
vorrei aggiungere un piccolo contributo,
(piccolo da parte mia che fungo solo da anello di congiunzione,ma spero grande in termini assoluti )
trovate qui dei link ad alcune lezioni magistali sul tema dell’illuminismo del 21esimo secolo,
della civiltà empatica,
della crisi del capitalismo,
del meccanismo della beneficenza etc
sono brevissime ma efficacissime e illuminati,
sono meravigliosamente illustrate col sitema del mind mapping, hanno un solo difetto sono in inglese.
per me che sono al di fuori del mondo degli studi sull’economia sono state davvero stimolanti
Condotti da professori autorevoli, basati su studi e, al di là di tutto davvero fanno molto pensare, e forse possono arricchire questo dibattito
http://www.youtube.com/watch?v=AC7ANGMy0yo&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=l7AWnfFRc7g&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=hpAMbpQ8J7g&feature=channel
http://www.youtube.com/watch?v=qOP2V_np2c0&feature=related
(e quello che segue per esempio è la critica visione alla precedente
http://www.youtube.com/watch?v=NJGAs2KwoWk&feature=fvw
se vi collegate ne trovate molte altre su tutti i temi pìù interessanti, educazione , il tempo,la motivazione,
basate su studi scientifici, davvero eccezionali!
Non ultimo questo metodo
http://comment.rsablogs.org.uk/videos/
io lo trovo un fantastico modo di comunicare!
scusate ho dimenticato il link alla lezione più attinente
http://www.youtube.com/watch?v=Ql3Jp3ydfE8&feature=related
parte dallo studio del cervello umano per arrivare alla all’impegno civile
Grazie, Cespuglio! Sono lezioni veramente interessanti e attinenti. Un pò difficili da seguire… ma anche questo utile per migliorare l’inglese.