Montezemolo "scende in campo"

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Montezemolo "scende in campo"

Messaggioda vincenzo vanda » 07/04/2011, 17:16

La notizia sulla probabile futura “discesa in campo” di Montezemolo è stata accolta con espressioni di compiacimento da tutti, persino dal PD, almeno inizialmente; poi Franceschini ha preso un po’ le distanze, e di recente l’associazione “LibertàeGiustizia” ha evidenziato la propria decennale presenza attiva reagendo all’accusa di assordante silenzio mossa da Montezemolo alla società civile.
La prevalente valutazione positiva dà il segno di quanto stia sbiadendo quella coscienza che, all’inizio della grave crisi mondiale economica e finanziaria, avevamo preso, di quanto sia apportatore di disuguaglianze e di problemi un capitalismo lasciato libero da vincoli e condizionamenti, nel presupposto di una sua insita capacità di controllo e di equilibrio. Avevamo capito che per assicurare equilibrio, salvaguardia della natura e giustizia sociale è indispensabile imbrigliare l’iniziativa privata quel tanto che, pur preservandone gli aspetti positivi, non le consenta, sospinta verso la meta del massimo profitto, di esaltare l’idea della crescita infinita, di ridurre le persone a semplici consumatori, di depauperare e inquinare le ricchezze e gli ambienti naturali, di indurre la cultura dell’avere a scapito di ogni forma di spiritualità, di consentire ai ricchi di diventare sempre più ricchi e ai poveri di essere sempre più numerosi ed emarginati, di creare speculazioni meramente finanziarie a scapito dell’economia reale… di combinare tutte quelle situazioni che, piombate improvvisamente sullo scenario mondiale, hanno indotto desiderio e speranza di innovazioni che non ne consentissero la ripetizione.
Toccava probabilmente ai c.d. democratici coltivare e cercare di realizzare il nuovo orientamento che la presa di coscienza suggeriva. Una speranza, in sede internazionale, l’ha data inizialmente Obama, ma la realpolitic lo ha ridimensionato e in Italia è proseguito l’affidamento alle capacità imprenditoriali di Berlusconi, mentre la politica è degenerata in liti personali e lotta per le poltrone, creando aggravamento dei problemi, emarginazione in sede internazionale, disaffezione verso i poteri politici oggi in azione, discesa in piazza di parte sempre più numerosa della società civile.
Il momento, dunque, è delicato: contemporaneamente si presentano sulla scena da un lato una società civile che vuole novità e un Luca Cordero di Montezemolo che si offre come salvatore della Patria e riceve segni di accoglienza. Due strade che potrebbero essere nettamente divergenti: la società civile reclama anzitutto giustizia sociale, e questa comporta (anche se non sempre se ne ha coscienza) le innovazioni che imbriglino l’iniziativa privata e il capitalismo in modo che non producano quelle aberrazioni sopra descritte; la discesa in campo politico di Montezemolo e, anzitutto, l’accoglienza riservatagli, sembrano indicare il ripetersi della discesa in campo di Berlusconi; entrambi industriali, espressione di quella quota della società che nel sistema economico “libero” ha saputo trovare successo e poteri.
Sorge il timore che ancora una volta gli italiani, in mancanza di gruppi politici convincenti per capacità dei componenti e qualità di precisi e determinati programmi concreti di mete e di percorsi, possano essere indotti ad affidarsi, ancora una volta, ad una persona, sperando che possa usare le sue capacità di successo anche in favore della collettività. Questo tipo di scelta, che mette tutto nelle mani di una persona, nega la democrazia, è segno della rinuncia totale, da parte dei cittadini, a partecipare alla gestione sociale utilizzando e rendendo attive le strutture democratiche previste; dunque, è una scelta assolutamente e gravemente negativa, a prescindere dalle qualità, effettive o meno, della persona alla quale ci si affida.
Quanto alle qualità, non si deve presumere che successo, poteri e ricchezza di cui gode Montezemolo siano fattori negativi per la sua futura azione politica, ma è molto importante valutare fino a che punto egli, a prescindere dalle intenzioni generiche enunciate, possa essere l’uomo che, per capacità propria e delle persone che già sta coinvolgendo nella sua iniziativa, cercherà di assecondare e realizzare le innovazioni che le crisi hanno indicato come necessarie e che le piazze oggi ricordano e richiedono; o se, in ragione della sua cultura, dei suoi legami, delle esperienze e delle attività nelle quali ha creato il suo successo, egli non sia piuttosto portato a riavviare, sì, la produzione e quindi il lavoro, l’occupazione, il tenore di vita, ma nell’ambito di un sistema ripetitivo di quello che ha creato le crisi e che, giustamente, avevamo ripudiato. In tal caso la scelta in favore di Montezemolo sarebbe di significato enormemente negativo e grave non solo se fosse un comportamento di rinuncia all’uso della democrazia ma anche come definitiva rinuncia a quel mondo migliore che avevamo idea di dover creare.
I movimenti della società civile sono ancora i portatori della memoria e della persistente aspirazione alle strutture, ai programmi, alle condizioni funzionali ad un mondo che veda l’affermazione della giustizia sociale. Assumano coscienza di ciò, si organizzino e convergano in un grande movimento che risvegli nell’intera società civile la coscienza della necessità di innovazioni radicali, quella coscienza che tende ad offuscarsi e rischia, anche per scelte interessate di alcuni dei poteri in atto, di essere rimossa.
vincenzo vanda
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