CREDITO E LAVORO

Moderatore: vincenzo vanda

CREDITO E LAVORO

Messaggioda vincenzo vanda » 02/02/2012, 20:59

CREDITO E LAVORO AI GIOVANI E ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
LETTERA INVIATA AL PROF. MARIO MONTI

Egregio Presidente,
Le rimetto una copia della ristampa del mio libro “Dalle crisi ad un mondo migliore: con la società civile”, già pubblicato nel 2009. Ciò, non tanto per farLe notare le numerose coincidenze, o vicinanze, tra Sue iniziative e miei suggerimenti per esigenze già allora presenti – conferme di cui Lei certamente non ha bisogno ma che per me sono motivo di compiacimento – quanto per poterLe esprimere alcune riflessioni, e qualvolta anche preoccupazioni, che proprio quelle vicinanze mi suggeriscono man mano che prendo ponderata conoscenza dei Suo provvedimenti.
Premetto di rendermi conto di quanto la situazione sia precipitata rispetto al 2009 e di quanto l’urgenza e le indisponibilità di oggi siano di ostacolo a provvedimenti per i quali manchi tempo, cultura, finanza e sostegni interni ed esterni.
Pertanto comprendo come oggi sarebbe impossibile imporre in termini drastici e totali quella rivoluzione, da me ipotizzata nel libro, circa l’assunzione sociale del rischio dell’impresa, che concilierebbe giustizia sociale con iniziativa privata, eliminando il dominio sia del capitale rispetto al lavoro, che delle speculazioni finanziarie rispetto all’economia reale.
Quindi colgo il rilievo interessante e positivo che, nel contesto attuale, assumono alcuni provvedimenti adottati, quale la promozione data al project financing e al project bond. Essa infatti è certamente utile per la ripresa degli investimenti e per l’espansione dell’attività lavorativa ed è anche importante come segnale innovativo perché collega direttamente le sovvenzioni ai singoli progetti piuttosto che alle disponibilità (attualmente ben limitate) del sistema bancario e inoltre tende ad affidare il compito della garanzia (e quindi l’assunzione del rischio) alla sede sociale (continentale) piuttosto che ai contratti di credit default swap; ma, a mio avviso, l’iniziativa merita anche rilievi critici. Essa infatti è prevista per limitati interventi di finanziamento di grandi infrastrutture e dunque non ha una portata generale, tale da costituire sistema, anche se solo in itinere; inoltre prospetta effetti solo a lungo termine, e non dà una risposta significativa di giustizia sociale, perché non porta innovazioni nel rapporto tra capitale e lavoro e dunque piuttosto prospetta la ripresa e la riaffermazione di quel tipo di capitalismo che ha già mostrato i suoi limiti e gli effetti collaterali fortemente negativi.
Bisogna avere il coraggio di fare il passo più in profondità e, anche senza sconvolgimenti oggi impossibili, introdurre, accanto al sistema in atto, l’estensione generalizzata del finanziamento a progetto a tutte le piccole e medie industrie, e particolarmente alle iniziative imprenditoriali dei giovani, con l’assunzione a livello sociale del rischio (garanzia data non dall’impresa o da assicurazioni private bensì dallo Stato e, se possibile, garanzia di ultima istanza a livello europeo). Questa estensione è, secondo me, il provvedimento oggi non solo assolutamente inevitabile e necessario per dare una risposta di respiro e di speranza a quella enorme quota sociale che sta soffrendo e sopportando ingiustamente le conseguenze più drammatiche della crisi in atto, ma anche il provvedimento che più di ogni altro è idoneo a realizzare una svolta forte, totale e immediata, capace di avviare una enorme ripresa delle attività imprenditoriali e di trascinare con sé una serie di altre innovazioni e conseguenze di notevole rilievo positivo.
Eccone un elenco, non esaustivo: il popolo risparmiatore italiano sarebbe ben lieto di rimettere in circolo, in questo sistema garantito, le proprie disponibilità, accontentandosi di interessi equi e del piacere di sostenere disegni di suo gradimento; l’identificazione dell’oggetto del sostegno-finanziamento con un progetto consentirebbe di non attribuire la proprietà dell’impresa né ai finanziatori (che non hanno assunto il rischio), né allo Stato (che ha socializzato il rischio non per scopo di lucro o speculazione e si accontenterà di una modesta partecipazione agli utili solo orientata con criterio statistico a bilanciare gli esborsi che conseguano alle garanzie assunte); dunque si realizzerebbe la massima giustizia sociale, identificandosi l’impresa col lavoro invece che col capitale, e la ripartizione del rendimento potrebbe avvenire rispettando il merito, secondo una prestabilita equa graduazione dei valori dati ai singoli apporti di lavoro; per la valutazione dei progetti, necessaria per accordare o negare la garanzia socializzata, potrebbero inizialmente utilizzarsi le competenze di ordini professionali di vari settori, provvedendo contemporaneamente alla creazione di un apposito corpo di esperti, da reclutare e formare essenzialmente tra i giovani; l’assunzione della garanzia autorizzerebbe lo stesso corpo di esperti a seguire le imprese garantite, con opera di consulenza continua, di partecipazione e anche di controllo sul rispetto assoluto di tutte le normative; si verrebbe così a creare quel Tutor dell’Impresa che curerebbe tutti gli interessi della collettività all’esistenza di una impresa utile, attiva, capace di buona produttività, di competere ed innovare e anche di assicurare giustizia sociale all’interno e completa legalità; anche l’attuale conflittualità tra capitale e lavoro troverebbe nell’intervento del Tutor dell’Impresa quell’equilibrio di cui oggi non è capace, infatti nella tutela delle ragioni dell’Impresa (non del Capitale) troverebbero ragionevolezza e disponibilità reciproca gli interessi contrapposti, anche perché l’interesse sociale (all’economicità dell’impresa) sarebbe maggiormente coinvolto e portato ad aiutare con provvedimenti di sostegno l’accettazione di soluzioni di sacrificio per una delle parti (es: art. 18 in discussione); in ordine all’impegno finanziario pubblico derivante dai casi di escussione della garanzia, o di anticipazioni degli interessi dovuti in sostituzione dell’impresa che non produca subito utili, la funzione del sistema avviato (ripresa della produzione, soluzione problema giovani, giustizia sociale, riduzione della disoccupazione ecc…) consentirebbe di ottenere che tale impegno non venga considerato ai fini degli obblighi per il pareggio di bilancio e la riduzione del debito, né impedito quale aiuto vietato in sede comunitaria; il prevedibile successo del sistema indurrebbe certamente molte delle imprese già esistenti, in difficoltà per l’accesso al credito, a chiedere di farne parte, rinunciando al principio del Capitale-Proprietario e assoggettandosi a tutte le regole e caratteristiche del sistema; naturalmente anche il sistema delle quotazioni in borsa, con tutte le sue caratteristiche e conseguenze negative derivanti dalla identificazione della proprietà dell’impresa col capitale e dalla dipendenza da un mercato che non sa impedire guasti e degenerazioni, perderebbe significato e rilievo e lascerebbe crescente spazio all’affermazione di cultura e sistemi orientati ad una economia più sana, più stabile e più giusta.
Professore, l’Italia dispone di un enorme esercito di formichine laboriose che stanno languendo: scateniamole! E’ la mossa determinante e vincente, per risolvere il problema della recessione, dell’ingiustizia verso la generazione giovane, della disoccupazione, e per dare avvio ad un sistema che apra ad una vera giustizia sociale senza mortificare l’iniziativa privata e che proprio nella gioventù di oggi troverebbe interesse e orientamento verso cultura produzioni e consumi rispettosi della natura e di quelle esigenze artistiche e spirituali che capitalismo sfrenato e consumismo hanno addormentato e mortificato.
Certo, se le formiche sono laboriose ma piccole, la loro azione va difesa; pertanto si avviino pure le grandi opere, particolarmente per quelle infrastrutture necessarie e capaci di efficacia non eccessivamente lontana e attraverso le liberalizzazioni si favorisca la concorrenza, ma si prendano provvedimenti che impediscano alle grandi imprese di fagocitare quell’importante tessuto imprenditoriale di piccola dimensione o di nascita recente. La concorrenza non può essere lasciata in totale libertà perché tende a distruggere le piccole imprese e a creare monopoli o oligarchie, che alla fine non assicurano qualità o prezzi bassi o riduzione della disoccupazione; né tali estremi effetti negativi possono tempestivamente essere impediti con interventi repressivi dell’abuso di posizione dominante: occorrono, a mio avviso, regole che prevengano e assicurino spazi di protezione entro i quali l’imprenditoria piccola, media e giovanile possa creare qualità, peculiarità e innovazione senza subire attacchi ostili.
Mi sono dilungato molto sull’argomento che più mi sta a cuore, perciò sarò sintetico su altri argomenti oggetto dei Suoi coraggiosi interventi e pur essi importantissimi: evasione, corruzione, delinquenza, giustizia.
Sull’evasione, una ingenua utopia: moneta solo elettronica con incassi e pagamenti che direttamente arrivino all’archivio dell’agenzia delle entrate con l’indicazione dei rispettivi nominativi (senza guerre pretestuose per la privacy); per chi abbia attività di impresa o professionale esistenza di due conti separati per distinguere l’attività privata da quella produttiva. Le denuncie dei contribuenti avrebbero ad oggetto solo le imputazioni delle operazioni e i controlli dell’ufficio la relativa documentazione.
Su corruzione e delinquenza, ed anche per la lotta all’evasione nel complicato sistema attuale, Le rimetto, Professore, due progetti da me immaginati in anni ormai lontani (1992 e 1994), che ritengo ancora validi, visto che evasione, corruzione e delinquenza continuano a prosperare.
Un progetto vuole ottenere la confessione, pubblica o segreta, dei responsabili, col versamento del maltolto; l’altro dà spazio e protezione alla denuncia anonima, che costituirebbe anche motivo di preoccupazione per i responsabili e quindi di stimolo alle confessioni. Entrambi hanno peculiarità suscettibili di determinare resistenza, infatti i positivi risultati sperabili, certamente di grande rilievo, avrebbero naturalmente dei costi, costituiti da concessioni (parziali condoni) e qualche strappo (spazio alla delazione, copertura del delatore e leggera compressione del garantismo oggi previsto); ma la situazione è grave, la degenerazione è molto estesa, a tutti i livelli sociali, e l’attuale sistema di prevenzione e repressione si dimostra inadeguato, pertanto si richiedono provvedimenti di efficacia e rapidità straordinarie e un sistema che consenta alla lotta di contrasto di superare il gap che mostra evidente.
Quanto alla Giustizia, ritengo che, per il processo civile, la soluzione non verrà dalla mediazione obbligatoria; che non solo è di dubbia costituzionalità ma è anche poco gradita dagli avvocati e riceve poca fiducia dalle parti in lite che, nonostante la rilevanza del disservizio, oggi ancora si fidano della giustizia pubblica. C’è quindi il rischio che il rimedio aggiunga altro tempo alla definizione delle liti.
La soluzione – lo penso ancora – è quella che già prospettai nel progetto che pure Le rimetto, caratterizzato essenzialmente dal superamento del tabù costituito dall’obbligo del giudice di non guidare le parti verso una definizione sostanziale della lite e, anzitutto, di non anticipare i suoi convincimenti circa l’esito in sentenza. Tabù che ha sempre reso inutile il tentativo di conciliazione, il quale invece può definire, con la conciliazione o con l’abbandono, buona parte dei processi. Altri elementi di accelerazione: fissare i termini per gli adempimenti, fissarli anche per il giudice, sanzionare i ritardi sia agli avvocati (decadenza) che al giudice (costi conseguenti a suo carico e rilevanza disciplinare), svolgimento in udienza solo per il necessario, comunicazioni con deposito degli atti da sostituire al più presto con la via telematica.
Alcuni dei suggerimenti del progetto risultano oggi superati da simili provvedimenti intervenuti successivamente; provvedimenti che però non hanno avuto il coraggio di intervenire sui tabù. Anche per la Giustizia la situazione è talmente grave, e rilevante anche sul piano economico, da rendere necessario che si intervenga con provvedimenti radicali e coraggiosi.
Professore, non so se questa lettera e i suoi allegati supereranno i filtri e Le perverranno. Né so se Lei avrà tempo e voglia di esaminarli. Io spero di si. Comunque colgo l’occasione per manifestare a Lei e a tutti i Suoi collaboratori la mia stima e l’apprezzamento per l’opera di salvataggio che avete intrapreso; e poiché nel mio libro prevedevo che la salvezza venisse da interventi tecnici su problemi ormai a tutti noti e non da elucubrazioni politiche su ideologie ormai superate, confesso che vedo in Voi proprio i tecnici qualificati che speravo venissero ad aiutare la società civile nella realizzazione di un “mondo migliore”
Distinti saluti
Vincenzo Vanda

Allegati:
Il libro “Dalle crisi ad un mondo migliore: con la società civile”
Lettera 9.06.1994 con oggetto: alcune riflessioni e una proposta per “tangentopoli”
Proposta di soluzione per corruzioni, concussioni, sovvenzioni illecite ai partiti
Lettera 18.09.1992 con oggetto: emergenza delinquenza: proposta
Proposta per: emergenza delinquenza (lotta a: concussione, corruzione, estorsione, delinquenza
organizzata in genere)
Attuale processo civile: disfunzioni e ipotesi di modifiche
vincenzo vanda
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