Intervenga la società civile! pdf
INTERVENGA LA SOCIETÀ CIVILE !
Cop26 non ha dato la risposta che occorre.
L’emergenza climatica richiede che gli interventi su tutti i settori che direttamente concorrono a crearla siano attivati subito, senza rinvii, lungaggini e inadeguatezze.
Ma richiede anche che gli interventi si estendano al rapporto con l’intero ambiente, con un cambio di cultura che assicuri rispetto per il pianeta che ci ospita e globale sostenibilità ambientale, senza la quale il problema climatico non potrà trovare totale e permanente soluzione.
E ancora, l’innovazione deve contestualmente realizzare nell’intero Pianeta la giustizia sociale, necessaria non solo per esigenza morale e rispetto del “patto sociale” con tutte le persone dell’intera collettività, ma anche quale unico strumento per reperire gli enormi capitali occorrenti, oltre quelli ora disponibili. Capitali da destinare sia al superamento delle comprensibili resistenze alla collaborazione da parte dei Paesi in via di sviluppo, sia al finanziamento dei costosissimi interventi di innovazione, sostegno e welfare necessari in tutti i settori coinvolti dall’emergenza climatica.
Dunque: Clima, Sostenibilità Ambientale, Giustizia Sociale.
L’impegno è complesso, difficile e gravoso. E la politica, lasciata alla sua ordinaria gestione, non potrà mai assolverlo; perché è condizionata da lotte di+ potere, gestione del presente e indifferenza per le condizioni delle future generazioni, privilegi radicati, condizionamenti da lobby e potenze economiche, resistenze dei Paesi emergenti, rapporti internazionali conflittuali, finanza puramente speculativa che trascura l’economia reale e crea crescente disuguaglianza, inadeguato contrasto a delinquenze organizzate, corruzione, evasione, dumping e paradisi fiscali. Condizioni generali che non solo sottraggono ingentissimi capitali alla disponibilità per interessi comuni, ma impediscono anche che l’attuale politica, sia nazionale che internazionale, possa autodeterminarsi, con volontà e poteri effettivi, a modificarsi e creare le premesse alle radicali innovazioni necessarie a risolvere le tre emergenze che incombono.
Allora, è evidente che solo il sorgere di una spinta rivoluzionaria, proveniente dalla parte della società civile che vuole la soluzione tempestiva di quelle tre emergenze, e vuole quindi gli interventi per tutte le condizioni che ne costituiscono premessa e percorso attuativo, può darci la speranza di condizionare la politica e farle accettare un rapporto di attiva e reciproca collaborazione con la società civile, capace di portare alla soluzione positiva l’intero gravoso compito.
La parte di società così motivata, e finora delusa, esiste ed è preponderante, costituita da tutti coloro che, per interessi legittimi e diritti soggettivi disattesi e/o per cultura sociale, aspira ad un mondo migliore. Sono i giovani che chiedono giustizia attuale e speranza per il loro futuro, donne che reclamano il superamento di tutte le varie forme di discriminazione di genere che subiscono quotidianamente, sono le tante persone che vivono in condizioni di povertà o comunque di ingiustizia sociale in ordine al diritto al lavoro, alla giusta partecipazione alla ricchezza, all’uso dei servizi e alla vita politica e sociale; ma è anche quella numerosa quota sociale che nella propria cultura trova l’aspirazione ad un mondo migliore.
Quel mondo nel quale non solo trovino tempestiva soluzione le emergenze che incombono e minacciano l’estinzione dell’intera umanità, ma si pervenga anche ad una pacifica cooperazione internazionale, si dia sostegno al sorgere, particolarmente nei giovani, della predilezione per i valori dell’”essere” e per la conseguente moderazione nei confronti del possesso e dell’esibizione di beni materiali; e anche le regole proprie dei sistemi economici responsabili di crescente disuguaglianza vengano finalmente e validamente innovate, per adeguarsi e favorire i radicali cambiamenti reclamati dalla cultura di giustizia sociale che avanza dal basso.
Occorre, dunque, l’intervento adeguato di quella numerosissima parte di società civile che già vigorosamente reclama e riempie le piazze di tutto il mondo in manifestazioni che chiedono le giuste risposte alla politica.
Ma non bastano le manifestazioni; come chiaramente dimostra la persistente delusione, che, tra l’altro, crea sfiducia e crescente astensionismo nei confronti della politica e dei mezzi di partecipazione attiva alla democrazia. Infatti, la storia insegna come la politica riesca, con promesse e piccole concessioni, a trascinare il confronto nel tempo, stemperare le fiammate e alla fine stancare anche i movimenti fino alla loro sparizione. Ora è essenziale non consentire tali manovre; e questo può ottenersi solo se tutti, sfiduciati e inerti o già manifestanti, convergano tutti in un movimento organizzato e strutturato, esteso e collegato a livello globale, tale da assicurarne persistenza ed efficacia nei confronti dei poteri costituiti, politici ed economici.
Già il comportamento personale di ciascuno, aderente e attivo per quanto possa concorrere al progetto innovativo ai livelli individuali – (differenziata dei rifiuti, condivisione, riuso, riciclo, moderazione, scelta dei consumi di produzione prossima e sostenibile, abbandono della plastica, scelta sostenibile nei trasporti, astenersi da investimenti meramente speculativi, comportarsi rispettando legalità e giustizia sociale, ecc.) – è da assumere subito, come primo segno di condivisione, capace di un apporto notevole, da non sottovalutare anche per il suo potere condizionante che si estende ben oltre i limiti del livello personale.
Quanto a tutte le varie forme di azione sociale già esistenti ed espresse in movimenti, enti, blog, associazioni, pubblicazioni e iniziative varie, operanti nei vari settori per le soluzioni di interesse comune e in buona parte già presenti nelle manifestazioni di piazza, la loro convergenza nel grande movimento da creare può risultare resistito per interesse a non perdere la propria individualità e visibilità. L’interesse è comprensibile e legittimo; pertanto è indispensabile trovare modalità di partecipazione idonee alla sua tutela. Infatti, se la galassia di tutte le iniziative, attuali e future, non riuscirà a coordinarsi in modo da concorrere come forza unificata e globale, non si riuscirà mai a creare quella potente pretesa innovativa che serve per indurre la politica, locale e internazionale, ad assecondare la domanda che viene dal basso. Il gravoso compito innovativo, ricordiamolo, è fatto di problemi che neppure i singoli Stati potrebbero, anche volendo, risolvere da soli; non solo per insufficiente disponibilità finanziaria, ma anche perché globalizzazione e interconnessione comportano che ogni iniziativa debba essere realizzata contemporaneamente a livello globale, altrimenti non solo rimane inefficace ma addirittura finisce col favorire la concorrenza resistente e contraria. Pertanto, è indispensabile che l’azione della società civile ottenga riforme radicali anche nella struttura dei rapporti tra gli Stati, che dovrà, anch’essa, assicurare collaborazione in funzione di interessi comuni e anche quella cessione di sovranità che è necessaria nei settori strategici ed è oggi fortemente resistita. E certamente la società civile non potrà ottenere tale difficile risultato se sarà affetta dallo stesso difetto di predominante individualismo, che impedirà di rendere la sua azione enorme, coordinata e contemporanea in tutto il Pianeta.
Naturalmente il movimento non potrà limitarsi a richiedere i risultati, le mete. Infatti la politica difende la sua sostanziale inerzia innovativa eccependo che le condizioni del momento non consentono provvedimenti radicali e immediati per pervenire a quanto le manifestazioni sociali richiedono. Dunque, sta al movimento il compito di dimostrarne la possibilità, solo che ci sia la volontà politica di innovare con l’ampiezza e la celerità ormai occorrenti. Dovrà dimostrare che gli enormi capitali necessari esistono già e possono essere portati alla funzione innovativa, solo che si abbia finalmente la volontà di intervenire adeguatamente sulla distribuzione della ricchezza e su tutte le forme di privilegio e di illegalità che hanno consentito ad una piccola quota della società di accumulare enorme e crescente ricchezza e lasciare al resto della società e alle istituzioni pubbliche povertà e ristrettezze finanziarie. Dovrà dimostrare che, riportando alla funzione sociale tali disponibilità, da sommare a quanto è derivato dalla temporanea sospensione della regola dell’austerità, si renderà possibile anzitutto organizzare un sistema di conoscenza, composto da esperti eccellenti dei vari settori, per individuare le più avanzate possibilità innovative offerte da scienza e tecnologia e quindi consentire che le scelte dei provvedimenti, attuativi delle mete indicate dalla politica sociale, assicurino l’efficacia e la tempestività occorrenti. Dovrà, ancora, dimostrare che la gradualità degli interventi, così come ancora consentita all’esito della Cop26, consistente nella sostanziale permanenza dell’uso del carbone e delle fonti fossili dell’energia, non sarà necessaria. Infatti, la conoscenza data dagli esperti servirà anche a stabilire l’opportuna successione degli interventi, in modo che gli stessi, accompagnati da forme di assistenza e sostegno necessarie e consentite dalle disponibilità finanziarie, impediscano contraccolpi negativi sull’economia reale e anzi ne assicurino immediato migliore sviluppo, qualificato dalla sua rispondenza alle mete da realizzare.
Dunque, è necessario che la società civile, in tutte le sue componenti che aspirano ad un mondo vivibile e migliore, vada oltre le manifestazioni e si organizzi in un grande movimento, esteso ad ogni parte del Pianeta, capace di intervenire nei confronti delle istituzioni pubbliche, locali e internazionali, con azione di controllo, suggerimento e compartecipazione anche deliberativa. Funzione che il movimento potrà svolgere anche attraverso la creazione di un partito politico che ne sostenga, anche dall’interno delle istituzioni, le istanze; ma rimanga distinto e autonomo, perché non porti nel movimento le esigenze di compromessi e le lotte di mero potere presenti nei partiti politici e anzi rimanga anch’esso soggetto all’azione di controllo del movimento che lo ispira.
Creare questo movimento, con la consistenza e funzionalità dovute, capace dell’azione che occorre per individuare tutte le mete, comprese quelle che sono premessa e/o conseguenza delle principali, determinare i provvedimenti attuativi e, ancora prima, quanto è ad essi funzionale, quali sono l’ausilio degli esperti e le enormi disponibilità finanziarie occorrenti, costituisce un compito difficile e gravoso, tanto da scoraggiare molti all’iniziativa e liquidarla come mera utopia,utile per tempi futuri. Ma sappiamo che esistono già le turbolenze climatiche e sociali che rendono prossimo il punto di non ritorno e che pertanto occorre reagire con immediatezza, chiamando tutti all’azione con un programma che, esteso, sufficientemente dettagliato e convincente, possa stimolare gli indifferenti, incoraggiare i dubbiosi e servire da guida per l’intero movimento.
Esiste già un Programma che si è dato questo compito, evidenzia tutte le negatività esistenti, che rendono indispensabile e urgente l’intervento della società civile; dà indicazione di quanto in concreto occorra per la giusta struttura del movimento e per l’idoneo rapporto da stabilire con le istituzioni pubbliche, perché si abbia, quale premessa alla collaborazione attiva, reciproca conoscenza a tutti i livelli del territorio e delle istituzioni; inoltre, indica i valori e le mete principali suggeriti dalla nuova cultura che avanza (quali: emergenza climatica, sostenibilità ambientale, giustizia sociale, solidarietà, conoscenza, moderazione, legalità, cooperazione per gli interessi comuni a tutti i livelli e particolarmente in ambito internazionale, valori dell’essere, ecc…) e di tutte le altre mete che, nei vari settori, vengono richiamate e coinvolte dai principi fondamentali e dalle mete principali. Ne sono esempio la giustizia sociale, che ricorre in tutti i rapporti sociali e porta all’esame dettagliato dei rapporti tra i popoli, del diritto al lavoro, dell’istruzione e della formazione, degli interventi necessari per portare alla disponibilità sociale gli enormi capitali lucrati dalle varie illiceità, ecc.; così come l’esame della situazione internazionale porta alla previsione di una nuova regolamentazione della globalizzazione e dell’esigenza di un ente che abbia quei poteri sovranazionali che oggi occorrono e che l’attuale ONU non ha. Inoltre, è un Programma che non si limita a individuare valori e mete e si espone suggerendo anche concreti provvedimenti attuativi e chiama all’azione la società civile perché intervenga a portare il tutto nella realtà; contrariamente a quanto avviene con i “bla bla bla” della politica, sempre generici e privi dei provvedimenti che occorrerebbero, e come accade anche in occasione delle “verità” che i soliti noti, quotidianamente presenti in tutti i media (TV, giornali, libri, social, conferenze, festival), dicono di svelarci, mentre presentano e pubblicizzano il loro ultimo libro… e tutti lasciano il mondo nelle problematiche situazioni in cui versa.
Il programma che occorre esiste. E’ denominato “Programma, di sinistra (ma per tutti)”, di seguito indicato come “Programma”. E’ riportato nel blog “civilsocietyleading.com” (denominazione che indica l’iniziale intento di dedicarlo proprio all’azione della società civile) ed è a disposizione di tutti; può essere liberamente scaricato e stampato; così come possono essere scaricati sia le note sintetiche che precedono il Programma, e anche il libro “Dalle crisi ad un mondo migliore: con la società civile”. Libro che già enuncia i valori e le mete del mondo migliore e che, stampato nel 2009, inviai anche a persone autorevoli in campo politico ed economico. Dei riscontri, due sono stati per me motivo di particolare soddisfazione e orgoglio; quello dell’Arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace, presidente della “Commissione per la Verità e Riconciliazione” che in Sudafrica col riconoscimento delle responsabilità personali da parte degli autori dell’apartheid ottenne la riconciliazione, placando il desiderio di vendetta delle vittime. Egli mi manifestò il suo apprezzamento per il contenuto del libro, dichiarando che, quale valido incremento, avrebbe fatto parte della sua biblioteca. Così come R. K. Pachauri, economista e filosofo di fama mondiale, presidente della biblioteca TERI, specializzata in sostenibilità ambientale, apprezzò molto il libro, dichiarandomi che avrebbe raccomandato agli organi amministrativi di inserirlo come parte della biblioteca.
Successivamente ho ritenuto che per interessare all’azione la società civile occorresse un programma che, oltre i principi fondamentali espressi nel libro, fosse più dettagliato e attento alle attualità. Tant’è che, in prossimità delle elezioni politiche europee, ho redatto, riportato nel blog sia separatamente che come parte del “Programma”, un Programma per l’Unione Europea. Nell’ottobre del 2019 l’ho inviato anche ai presidenti della Commissione e del Parlamento europei, allora in fase di nomina. Questi non hanno dato cenno di risposta, ma il confronto con gli sviluppi intervenuti in sede europea trovano riscontro nelle mie indicazioni, delle quali molte ancora, purtroppo, non riescono a superare le resistenze conservative. E dunque, anche per l’Europa è necessario l’intervento della società civile.
Il mio interesse per un mondo migliore, qualificato essenzialmente da amore e rispetto per la natura della Terra che ci ospita e da giustizia sociale in tutti i rapporti della collettività umana, mi ha sempre ispirato e portato, sin da tempi lontani, a condividere tale interesse con l’attività di avvocato, (e anche con l’amore per l’attività sportiva, che tuttora mi gratifica, nonostante l’età). L’assorbente attività professionale mi ha indotto a limitare la dedizione a tale interesse essenzialmente alla fase di studio, riflessione, annotazioni e redazione delle conclusioni alle quali man mano pervenivo; pertanto lo stimolo che anche in precedenza ho rivolto alla società civile, a manifestare consenso e partecipare, non ha avuto la necessaria estesa conoscenza, essendo in realtà mancate da parte mia tutte quelle ulteriori attività che a questo fine sarebbero occorse.
Ciò non mi ha mai scoraggiato, convinto che l’individuazione delle giuste soluzioni alle problematiche fosse comunque essenziale e prioritaria rispetto all’azione realizzativa; e incoraggiato a confidare nell’avvento della partecipazione sociale anche dalle crescenti manifestazioni di piazza. Pertanto ho insistito nel portare fino in fondo l’impegno a realizzare un dettagliato programma che suggerisse alla società civile le giuste azioni per le innovazioni conformi alla prevalente nuova cultura che preme dal basso.
L’impegno è stato portato a termine il 4 febbraio 2020. Al “Programma” è stata aggiunta una nota, del 7 giugno 2020, che evidenzia come l’intervento del covid-19 abbia ulteriormente messo in luce la necessità di innovazioni che al settore pubblico riservino maggiori poteri di gestione. Esigenza che ancor più comporta l’urgenza dell’azione sociale, perché le innovazioni, che poi sarà difficile rimuovere, siano quelle funzionali all’interesse comune della società.
Il “Programma” costituisce l’esito finale di una dedizione attenta agli eventi che si sono succeduti nel tempo e particolarmente rispondente alle emergenze che ormai incombono sull’intero Pianeta; pertanto è, insieme al libro di cui sopra, la principale testimonianza del mio interesse per una politica, nazionale e internazionale, che assicuri a tutti vivibilità, in condizione di rispetto per la natura e di giustizia sociale per ogni persona. Ma ne sono testimonianza anche tutte le riflessioni che nel corso degli anni ho annotato nel mio blog (particolarmente nel forum) su eventi di rilevanza sociale; certamente utili alla conoscenza della cultura che mi ispira. Pertanto, di me mi limito a indicare l’età, che è di 87 anni; mi dicono “portati bene”, forse anche per l’attività sportiva che dai 12 anni in poi ho sempre svolto, anche se compatibilmente con i principali impegni.
Dunque, ora ritengo doveroso, verso me stesso, oltre che nei confronti della società civile, che quanto da me suggerito nel “Programma”riceva anzitutto la dovuta estesa conoscenza, quale premessa di ogni valutazione e azione.
Certamente tocca a me dare il via a questa fase. Pertanto cercherò di portare a conoscenza questo scritto nell’ambito delle espressioni sociali che vengono chiamate all’azione, particolarmente di quella parte della società civile che risulta sensibile e attiva in riferimento alle incombenti emergenze, ma non esclusa quella, prevedibilmente resistente e contraria, che comunque è chiamata dal “Programma” a indursi, anche nel proprio interesse, alla collaborazione. Userò i comuni mezzi di comunicazione; e cercherò di essere presente anche nei social, perché la conoscenza abbia la più ampia estensione possibile. Inoltre darò notizia dell’iniziativa alle agenzie, alla stampa e anche ai partiti, particolarmente quelli che si dichiarano di sinistra o comunque riformisti e finora non hanno saputo fare altro che dividersi in partitini e contrastarsi tra loro per notorietà e supremazia. Chissà che il “Programma” non riesca a stimolare un miracolo anche in tale settore.
Ma sarà necessario che chi legge dia segno del suo pensiero, nel mio blog, o via email (vandavincenzo@gmail.com) o nei social che avrò attivato. Chi condivide manifesti il consenso, lasci i suoi estremi per essere contattato e chiarisca competenze e sue disponibilità per collaborazione e forma associativa.
Occorre andare subito oltre la mia prima opera informativa: estenderla ulteriormente in sede nazionale, tradurre il “Programma” e queste pagine di appello anche in altre lingue, portarne la conoscenza in tutti i Paesi possibili e stabilire in essi i rapporti di coordinamento informativo e operativo. Anche i mezzi telematici di comunicazione, che sia il mio blog o altro, e i social, dovranno essere gestiti da persone competenti per rispondere alle esigenze di comunicazione e man mano di confronto, decisioni, nomine. Anche per la richiesta, ricezione e gestione dei finanziamenti occorre la collaborazione di chi sia competente in tale campo; e così anche per la ricerca di esperti dei vari settori che assicurino la conoscenza necessaria nella scelta dei vari particolari provvedimenti da attuare.
Insomma, e in sintesi, anche all’esito del mio ultimo lavoro programmatico giungo con età, disponibilità finanziarie e competenze telematiche che, oltre il primo lancio per la conoscenza del “Programma”, mi consentono solo di offrire il mio lavoro alla società civile e affidare alla stessa la realizzazione in concreto di tutta la struttura operativa prevista e suggerita per avviare in concreto la nascita del movimento e la speranza di un mondo migliore. Confido che questo affidamento troverà idoneo riscontro, come la gravità della situazione suggerisce; e in tal caso io sarò attivo, non solo quale padre e tutore dell’iniziativa, ma anche per ogni possibile partecipazione operativa.
E’ evidente che, oltre la parte organizzativa, anche il contenuto, le mete e i provvedimenti attuativi, necessitano di un lavoro di aggiornamento e di specificazione, visto che il libro risale al 2009 e il “Programma” è maturato nel corso di più anni. Anche il nome da dare al movimento sarà da condividere: mi limito a proporre civilsocietyleading, data l’estensione alla quale è destinato. E anche per il simbolo ho una mia proposta. Inoltre, vista la fibrillazione della politica italiana in vista della scelta del nuovo Presidente della Repubblica, ritengo molto possibile che la legislatura non arrivi a completare la sua naturale durata e questo rende urgente il sorgere di un partito che si ispiri dichiaratamente ai valori, alle mete e ai provvedimenti voluti dal movimento, pur rimanendo reciprocamente distinti e autonomi. Non ho voluto occuparmi personalmente della raccolta delle prime firme necessarie alla nascita del partito, lasciando anche questo compito di scelta ad un momento collegiale, e anche per mantenere personalmente la predetta autonomia rispetto ai partiti politici. Al limite, potrei propormi come Presidente della Repubblica, che è fuori e al di sopra dei partiti, se fosse utile per salvarci dal rischio che l’attuale empasse sulla scelta del nuovo Presidente determini la crisi e l’anticipo delle elezioni, con gravi conseguenze sulla fase di ripresa economica in corso: infondo, ho superato i 50 anni, anzi darei affidamento di breve durata (quanto basta per spostare la competizione dei partiti oltre la fine della legislatura), inoltre, ho una cultura, come emerge dai miei scritti e dal curriculum vitae (si veda “Nei miei 87 anni”), che consente affidamento su competenza, aderenza alla Costituzione, imparzialità e cura degli interessi comuni.
Beh, torno al discorso serio, per concludere: la società civile intervenga, a livello globale, per salvare l’intera umanità dall’incombente rischio che l’incapacità e le conflittualità delle politiche nazionali e internazionali la portino all’autodistruzione per disastri naturali e/o sociali e militari. Intervenga a questo fine andando oltre le manifestazioni di piazza; si organizzi creando l’occorrente movimento globale e utilizzi, per quanto risulti utile, i miei scritti e la mia persistente partecipazione, entrambi rivolti a guidare e favorire questo meraviglioso compito sociale.
Roma, 27.12.2021