EVENTI DEL NORDAFRICA E INADEGUATEZZA DELL’O.N.U.

La cacciata dei dittatori, alla ricerca di libertà, giustizia sociale e democrazia, moti travolgenti e contagiosi, germogliati nella “base” della società civile e da questa condotti con gravi sacrifici, anche di vite umane, costituisce anche un momento di disordine, di incertezze e di contraddizioni, come accade in ogni crisi evolutiva.

Servirebbe un aiuto, quantomeno da parte dei Paesi che si ritengono evoluti, per economia e istituzioni democratiche; invece questi Paesi si dichiarano sorpresi, impreparati, disorientati, e rispondono agli eventi ciascuno a modo proprio: alcuni riescono a vedere solo rischio di instabilità e pericolo per i propri rapporti economici e politici, e mantengono di conseguenza un atteggiamento di attesa e di resistenza agli interventi e alle innovazioni; altri si dichiarano interventisti, ma si diversificano per modalità e contenuti alternativi (assistenza umanitaria ai profughi, creazione di una “no-fly zone”, embargo, fornitura di armi ai ribelli, intervento militare al fianco dei ribelli, previa loro richiesta o senza loro richiesta,  previa decisione dell’O.N.U. o anche per iniziativa autonoma degli U.S.A. o della Nato o dell’Europa).

Questa situazione evidenzia come ragioni umanitarie, esigenza globale di tutela dei diritti umani fondamentali, globalizzazione e interdipendenza richiederebbero, contrariamente a quanto avviene,  un intervento della collettività internazionale tempestivo, rapido, idoneo ad evitare che la resistenza armata dei dittatori continui a violare i diritti alla libertà e alla vita dei manifestanti, idonea ad evitare che insorga la guerra civile, evitare che sia solo la prevalenza nel possesso delle armi a determinare l’esito finale dell’insurrezione o che il sacrificio e l’eventuale successo della società civile diventino oggetto di appropriazione indebita; un intervento idoneo ad ottenere un esito del conflitto regolato per via democratica, ad assicurare l’istituzione stabile di strutture democratiche, la ripresa delle attività produttive,  il radicamento di rapporti interni e internazionali orientati al mantenimento della pace, alla sostenibilità ambientale e alla giustizia sociale.

Ciò non accade; perchè purtroppo la collettività internazionale non è in grado di attuare l’intervento che si richiederebbe; infatti, nonostante l’intervenuta globalizzazione e l’evidente interdipendenza in ordine alle conseguenze degli eventi che riguardano i singoli Stati, le resistenze interessate e la normale lentezza con cui le strutture si adeguano alle nuove esigenze determinano il mantenimento di una organizzazione internazionale ormai inadeguata, nella quale i singoli Stati mantengono gelosamente tutti i poteri, si limitano ad accordi particolari che creano organismi con pochi partecipanti e privi di poteri, mantengono, come massima espressione di coordinamento internazionale, l’O.N.U., che in realtà è, nella sua struttura attuale, un organismo privo di rappresentanza e di poteri sovranazionali, privo di mezzi idonei, condizionato dagli interessi particolari dei singoli Stati e addirittura munito di quel diritto di veto che, assegnato ai vincitori della seconda guerra mondiale, è contrario ai principi democratici e destinato a bloccare ogni iniziativa che non coincida con gli interessi particolari dei vincitori privilegiati.

E’ tempo di cambiare, anche modificando la struttura dell’O.N.U.,  e creare un organismo politico sopranazionale capace di rispondere alle esigenze dei tempi attuali. E se le resistenze, sempre interessate, lo impediscono, è tempo che sia la società civile ad organizzarsi per richiederlo e ottenerlo.  Questi argomenti sono già trattati, più ampiamente, nel libro (pagg. 30,40 e da pag. 94); gli eventi del Nordafrica ne evidenziano importanza e drammatica attualità: speriamo che i poteri politici in atto lo rilevino e che la società civile, oggi più pronta a far valere il bisogno di innovazioni, metta in agenda anche questo argomento: siamo tutti responsabili, quali componenti della globale collettività umana, della incapacità di dare il giusto intervento globale e assicurare la giusta gestione a questi eventi, lasciando che la legittima aspirazione delle popolazioni alla libertà, alla democrazia e alla giustizia sociale venga repressa nel sangue e, forse, definitivamente soffocata con la forza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *